neON / neOFF

Corto circuito
Salvatore Fazia

Joseph nell’operazione artistica, nell’operazione dell’opera d’arte applica il principio moderno della distruzione interna dell’opera (Nietzsche), che Hegel, sul principio romantico dell’ironia elaborato da Schlegel, aveva già portato sulla soglia del nichilismo moderno, affermando il paradosso per cui l’opera d’arte moderna meno artistica è più artistica è. Joseph crede di giocare, e infatti presenta come opera d’arte un manufatto tecnologico che precipitando nella propria distruzione si rompe e perde il suo status originale, e paradossalmente ne prende un altro: questo scarto interrompe l’immaginario originario e ne apre uno del tutto impensabile e peggio: che introduce di soppiatto il doppio movimento, il primo come s-naturanento del senso, il secondo come invenzione e passo dell’arte.

Joseph pare sapere qualcosa della psicanalisi, là dove Lacan spiega che l’arte tende a occupare, a organizzare il vuoto, un vuoto che si genera come un abisso, un abisso dove precipita la storia dell’uomo e della donna, e dove è la donna che finisce male. Come un gioco di parola, dove la parola si rompe, e la donna cade. È sempre nel linguaggio che il reale prende forma ma è l’immaginario che poi si riaccende e risplende della luce del male. Senza sublimazione – però – Cosa e Opera sarebbero troppo vicine e non sono possibili, la stessa aria psichica vicina è ingovernabile, allora il bello dell’operazione dell’opera, la sublimazione, realizza una distanza dal reale della cosa, portandola artisticamente o all’anestesia o nell’aldilà dell’estasi e dell’assoluto.

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